Esattamente due anni fa, all’Agenzia delle entrate, l’impiegata guardava i due moduli pre-compilati inviatimi dall’amica fiscalista e che avevo stampato.
Poi sollevava lo sguardo verso di me, domandando: «Questi sono a posto. Ma dov’è la seconda pagina con la firma?».
Io assumevo subito la posizione dell’opossum che si finge morto pensando: «Ok, è finita. Ora mi trascineranno in catene nel dungeon sotto all’agenzia delle entrate e mi getteranno in un vulcano attivo».
Invece l’impiegata fu molto gentile e andò a cercare la seconda parte del modulo da qualche parte nell’edificio, tornò, me la fece firmare, mi diede i due certificati che mi servivano, poi aprì una porta segreta nascosta dietro a una finta cassettiera dicendomi: «Questo tunnel sbuca nel parcheggio, a pochi metri dalla sua moto. Corra e non si guardi indietro. Io intanto tento di distrarre i miei colleghi».
Così mi salvai e ora posso raccontarlo.
Ma tornando a noi, perché l’amica fiscalista vuole eliminarmi?